August 04, 2011

Newest review!

Ultimate review of our full release "Highwave Star" made by Cristian Ciccone, our friend and founder member of Aemaet, for Saltinaria.it

"Il primo album degli Ava Kant, “Highwave Star”, esce dopo 3 anni di gavetta della band, e segna un lavoro che suonerà sempre come un classico nella carriera della band. Pulite la puntina del giradischi e liberate la donna-aquila!
Avere tra le mani un Long Playing è sempre un’esperienza affascinante. In questo caso si tratta dell’ultimo degli Ava Kan”, “Highwave star”, il primo vero lavoro dopo uno split con gli “Alwaro Negro”; disponibile anche in Cd.
La donna-aquila, protagonista della splendida cover curata da Rocco Lombardi, mi ricorda, con le sue curve, che è estate, è mattina, sono in vacanza, il sapore degli anni ’60, delle spiagge, la macchina, essere libero.
Preso il disco smaltato rosa, dal giradischi parte “Davie the Fuzz”; difficile star fermi. Mi accendo una sigaretta, penso «questo si che è un gran modo di iniziare un album»: le chitarre fuzzy evocano immediatamente i paesaggi tipici del surf e strusciando da capo a piedi sul manico con plettrate velocissime ci ricordano che la libertà è noia quando non è selvaggia.
Mentre mi perdo in questi pensieri, con la testa che segue nel movimento la baldanza ritmica di cassa-basso-rullante, è già terminato il lato A. Eh già! Invece di girare l’LP e passare al lato B, schiaccio direttamente il tasto play. La sensualità di “Lady Seagull”, nei meandri dei pensieri precedenti, mi era sfuggita: è più facile notare, ad un ascolto più attento, la componente psichedelica, già presente nello split ma ora sensibilmente valorizzata.
Dopo il bellissimo walking bass di “Play it again, Tony”, è tempo di passare al lato B: “Highwave Star”, con il solito incedere e il bellissimo intermezzo con il charlestone in levare, cede subito il posto a “The pissing man”, certamente uno dei pezzi più caratteristici dell’album, – anche per la realistica riproduzione, alla “Men or Astroman?”, del personaggio che fischietta mentre tira lo sciacquone; realismo presente anche nell’ultima traccia “Ava Radio”, che chiude l’album con la caratteristica presenza di una radio vaticana, dove un coro in preghiera litanìa un «perdona le nostre colpe », più eloquente di qualsiasi altra immagine.
Insomma, gli Ava Kant confezionano un lavoro decisamente positivo, dove il surf rock e la garage music prestano le melodie ai suoni acidi dell’esperienza psichedelica; la voce non sembra indispensabile. Sarà una questione di gusti, ma non possiamo che fare i complimenti alla band pontina e attendere con impazienza di vederli dal vivo."

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