Reviews

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ALWARO NEGRO VS AVA KANT  split 12" vinyl

FREQZINE.NET

Instrumental surf music seems to be making something of a comeback this year, and a most welcome one too. I’ve recently thrilled to the live sounds of excellent Welsh twangsters Y Niwl on a couple of occasions and now the tide has just washed up this split 12” featuring two groups from Italy’s foam-drenched Tyrrhenian coast.

The sleeve depicts a pointy-toothed delinquent with a Black Flag tattoo carrying his surfboard across a beach strewn with syringes, bottles and condoms to an oily black sea. Turn it over and there’s battered and broken Fender Jaguar on the reverse – the two images give a pretty good impression on what’s to be found in the grooves. Both groups have certainly assimilated their Dick Dale and Link Wray records, but being children of a less innocent and optimistic time and place, bully them into shape with a punk informed belligerence that shows they’re no gremmies.

Of the two groups, Alwaro Negro probably deviate a bit more from tradition, using found spoken word samples and an almost urban groove on opener “Designed for Shock Effect!” and utilising a toes-to-the-nose garage punk production throughout their four tracks… imagine Henry Rollins cast as lead in Dick Dale’s bio-flick. Turning over the record, Ava Kant might initially sound more like a traditional surf combo with their reverb drenched and tremolo-heavy sound, but they still have some surprises up their sleeve, such as their brief invention of surf-ska during “Ava Spy-der”, a penchant for sudden tempo changes and my personal highlight – the shimmering slide guitar on album closer “Hawaii Submarine War”.

Both groups manage to pull off that Cramps type trick of reinvigorating a semi-forgotten genre with an affectionate irreverence that steers it well clear of mere pastiche. This record is a total joy for any fan of vigorous guitar instrumentals and from the evidence in these grooves, I can only imagine just how hard these two groups must hit the lip live.

LAMETTE.IT

Eccovi una recensione di parte, che come tale deve iniziare con un’ammissione. Ho disegnato io l’artwork di copertina di questo split Lp vinilico: inoltre sono amico sia delle bands in questione che dei producers, visto che tutta la storia si è fritta e magnata all’interno della palude pontina (registrazioni incluse). Aggiungo pure che ne sono sinceramente orgoglioso, visto che si tratta di due gruppi di cui ho stima perché hanno indiscutibilmente le palle. Surf strumentale abbastanza pisto e punkeggiante per gli Alwaro Negro di Pontinia, che più che ai Trashmen generalmente si rifanno ai Dead Kennedys, e vantano in line-up ex-membri degli Opposizione, storica band locale dei primissimi 90’s. Una facciata meno ritmata e più “calda” – sempre sullo stesso genere – tocca invece agli Ava Kant di Fondi, che saranno anche più giovani ma hanno alle spalle ottimi ascolti (Stooges ed MC5 con la pala).

4 pezzi a band, per un disco che potrebbe non solo essere la colonna sonora di un film di Tarantino o di un atterraggio sulla Luna, ma anche della vostra calda e maledetta estate 2009. Terza produzione Brigadisco dopo la compilazione “Poliuterano”, copertinata da Sbrock l’anno scorso, e un vinile 7’’ che manca ancora alla mia collezione.

Attenti alla Brigarealtà: la rocca di Itri nasconde insidie e pericoli, ma anche un fervente circuito organizzativo, rodato in un decennio di attività. Abbiate e supportate.

BRIGADISCO.IT

Split in vinile 12'' realizzato interamente nel Sud Pontino tra Alwaro Negro, storica band di Pontinia (ex Opposizione) e Ava Kant di Fondi. I brani, quattro per gruppo, sono interamente strumentali e di stampo surf-punk 'n roll ma c'e' una una notevole differenza stilistica tra le due band: gli Alwaro Negro amalgano il surf con un sound piu' duro e punkeggiante (come se i Dead Kennedys andassero in vacanza alle Hawaii per capirci!), mentre gli Ava Kant hanno alle spalle ascolti piu' rock come Stogees e MC5 o il vecchio surf '60 alla Dick Dale tanto caro a Quentin Tarantino e cio' si nota tantissimo dai suoni piu' rockabilly delle chitarre e della batteria, magistralmente registrati (comme tutto il resto) al Brigastudio di Itri da Fabio La Rocca, che e' riuscito a ricreare in studio l' atmosfera e la compattezza delle band nei loro divertentissimi live shows. Coloratissimo artwork curato dal grande Simone Lucciola, boss di Lamette e cantante dei punk-rockers Blood '77. Edizione limitata in vinile blu elettrico trasparente.



HIGHWAVE STAR   full lenght vinyl 12"

AXXONN.IT

Se io trovassi un disco con la copertina che vedete quassù in un negozio, ad un concerto, o chissàddove, difficilmente resisterei alla tentazione di comprarlo. Innanzitutto per il bellissimo disegno di Rocco Lombardi che completa un ottimo packaging (ottima la scelta di abbinare al vinile anche il cd, per meglio apprezzare le sonorità vintage), per un prodotto curato fin dal suo aspetto esteriore in ogni dettaglio; eppoi perché è un disco degli Ava Kant, band di Fondi (LT) che ho avuto la fortuna di seguire fin dai suoi esordi, che si è fatta un “nome” suonando in ogni buco dove fosse possibile suonare e che adesso è approdata alla meritata pubblicazione di un lavoro in studio. Li ho visti ravvivare serate altrimenti anonime in borghi di provincia, li ho visti riempire locali e far smuovere culi sui loro suoni carichi di fuzz, li ho visti partire in giro per l’Italia con un furgone pieno di strumenti, lo stesso furgone in cui hanno dormito e mangiato. Insomma, una band appassionata e appassionante. E che voglio assolutamente farvi conoscere.

“Highwave star” è il primo disco che si possa dire compiuto degli Ava Kant: prima infatti circolava ai loro concerti uno split-album fatto insieme agli Alwaro Negro, altra band di cui un giorno vorrò parlarvi e che condivide con gli Ava Kant la stessa attitudine surf. “Highwave star” è invece un lavoro pensato e digerito completamente dalla band fondana, breve e fulminante: nei suoi 22 minuti (circa) la fanno da padrone soprattutto le chitarre effettate (aspettatevi fuzz e riverberi a go-go!) con riff sbilenchi e sognanti. “Bucatini” sembra scritta per entrare nella colonna sonora di un film di Tarantino o Rodriguez; “Buste gialle” invece ci porta direttamente in un poliziesco anni’70, ed è inevitabile sentire l’influenza di una band come i Calibro 35. “Davie the fuzzed” e la title-track sono i pezzi più propriamente rock-surf dell’album e credo che non avrebbero sfigurato in un album di Dick Dale (quello di Mislirou, per intenderci). C’è ampio spazio per sprazzi psichedelici, come quelli presenti in “Pissing Man” (ottima sezione ritmica) e nell’ironica “Ava Radio”.

Ma alla fine a colpire di più è “Play it again, Tony”, che scompone la semplice struttura surf con un andamento jazzato, veloce, dimostrando quanto gli Ava Kant possano facilmente affrancarsi in futuro da etichette troppo strette e dimostrando tutto il loro eclettico potenziale.

Il disco è stato registrato al “Brigastudio” di Itri da Fabio la Rocca (produttore del lavoro insieme agli stessi Ava Kant, Lotar e Associazione Delay) ed ha avuto una gestazione di circa 4 mesi. Chiacchierando con Francesco Lombardi, uno dei due chitarristi della band, ho potuto apprezzare la sua soddisfazione per i lavori della band, anche in ambito live: “penso che le grandi esperienze siano state l’aver aperto un concerto di Max Gazzè, il tour di una settimana a Londra e le tappe estive che ci hanno portato a contatto con altre realtà italiane stimolanti come Puglia, Marche e Abruzzo”. Francesco non mi ha voluto dire quanto è costato l’album, perché “in genere un buon prezzo (e non capisco perchè) diventa cattiva pubblicità per chi ha concorso alla realizzazione del disco, del prodotto finito con tutti i suoi dettagli, quasi come sminuisse l’opera di organizzazione e in parte quella creativa. Al contrario un prezzo alto, o relativamente alto (rispetto a qualcos’altro e ci si ritrova nel vorticoso circolo del confronto solo apparentemente obiettivo), scatena varie leggende come “finanziamenti occulti” o teorie dal sapore Darwiniano che legherebbero alcuni uomini ai pennuti da cortile!”

A parte questi timori riguardo alle cifre dell’album, parlare con Francesco e con gli Ava Kant mette di buon umore e mi porta a contatto con musicisti appassionati, convinti che la costanza con cui si stanno applicando ai loro progetti alla fine paghi. La mia impressione è infatti molto positiva, ma credo che “Highwave star” possa (anzi debba) considerarsi solo un punto di partenza: le potenzialità nascoste nel disco, che spesso nei live escono fuori coinvolgendo sistematicamente gli spettatori, trasformando il concerto in qualcosa di “attivo” anche per chi lo vede, potranno essere sublimate meglio nel corso del tempo. Le ambizioni degli Ava Kant sono oneste e chiare, così come afferma in conclusione Francesco: “La notorietà non ci interessa, anche se nell’ambiente underground il nome circola. Un delle nostre vere ambizioni e continuare a suonare all’estero, come abbiamo fatto a Londra, dove il pubblico sa apprezzare ma sopratutto ha una cultura musicale ed una sensibilità per la musica che è fuori discussione. Stiamo già lavorando a pezzi nuovi, però non abbiamo ancora idee precise in testa. Stiamo sperimentando, ora l’ordine tra di noi è : suonare, suonare e suonare. Una cosa è certa: non faremo assolutamente un lavoro uguale al primo, cercheremo di trovare qualcosa di nuovo, cosa da cui siamo veramente ossessionati”.

LAMETTE.IT

Vinile rosa shocking e artwork mirabile e coloratissimo di Rocco Lombardi (che prosegue sul retrocopertina) per il secondo vinile della band di Fondi. A un anno dallo split con gli Alwaro Negro, l’evoluzione degli Ava Kant è stata praticamente sostanziale: due facciate di surf strumentale dal piglio punkeggiante e ormai personalissimo, che include inusitati funambolismi chitarristici (tapping?), inserti sonori esterni che si infilano tra un pezzo e l’altro senza spezzare il ritmo della scaletta, e più in generale una creatività inesauribile per quanto riguarda la produzione di riff egiziano/arabeggianti con variazioni rock non scontate. 8 pezzi 8, per una scaletta che alterna stomp e lenti incendiari, e che ricostruisce fedelmente – complice un’ottima qualità del suono – lo spettacolo che i nostri vanno a proporre dal vivo. Nel mazzo spicca l’ipnotica “Ava Radio”, che riproduce un radiofonico effetto tuning.

Consiglio immediatamente all’esercito del surf di appropriarsi di questo disco, ma rigiro lo stesso suggerimento anche a voialtri che appartenete ad altre armate. Tutti a fare un bagno nel melmoso litorale del sudpontino!

RUMORE MAGAZINE

Certi dischi colpiscono subito. Magari perchè sono nel formato 33 giri con tanto di vinile rosa. Magari perchè dentro c'è anche il cd. Magari perchè l'artwork di copertina è da urlo. E allora rigirandotelo tra le mani, pensi che già va bene così. Che magari l'ascolto ti deluderà e sarebbe un peccato. I fondani (nel senso di Fondi) Ava Kant sono degli eccezionali mezzofondisti (nel senso che escono fuori alla distanza) del surf n roll strumentale. Immaginate David Lekuta Rudisha e Kenenisa Bekele alle chitarre, Wilson kipketer al basso e Hicham El Guerrouij alla batteria in una corsetta defaticante fra Terracina e Sperlonga. Li si può quasi vedere strappare granitici stop & go surf punk (Davie The Fuzzed), planare sulle ali del jazz da balera (Play it again, Tony), cambiare marcia sulle dune di sabbia (Highwave Star), fermarsi a fare due gocce (Pissing Man) e buttare giù un boccone (Bucatini). Sempre con stile impeccabile, eleganza e massima concentrazione.

BRIGADISCO.IT

A un anno dallo split "Alwaro Negro vs Ava Kant" tornano gli Ava Kant di Fondi su Brigadisco per un 12'' tutto loro di ben otto tracce! Splendido e curatissimo l' artwork di Rocco Lombardi (Lamette), attualmente uno dei migliori fumettisti underground in circolazione, ed edizione limitata in vinile rosa shocking da custodire gelosamente. Come al solito si tratta di surf rockabilly strumentale molto punkeggiante, ma l' evoluzione stilistica dei nostri e' stata notevole: il sound e' sempre piu' riconoscibile e le influenze sixties e psichedeliche sono rielaborate in maniera personalissima. Si viaggia tra brani piu' tirati e lenti incendiari passando attraverso alcuni stomp e varie stranezze come "Ava Radio", la stazione radiofanica preferita dalla nostra "donna-gabbiano" in copertina! Una creativita' inesauribile dunque, esaltata dal fonico Fabio La Rocca che ha scelto di registrare i brani in ambienti diversi per poi ottenere in fase di mixaggio l' effetto finale che abbiamo ascoltando il disco. Grandissimi Ava Kant, da non perdere dal vivo!

ACIDIVIOLA.SPLINDER.COM

Pensate sia impossibile arrivare in tutta italia a bordo di un surf? Gli Ava Kant si sono prefissati di farlo, partendo da Fondi (basso lazio) ispirandosi fortemente ad un'icona del genere come Dick Dale e alle colonne sonore dei film Tarantiniani. Highwave Star è venuto a galla nel 2010 stracolmo di schitarrate fuzz, sonorità surf, ambientazioni pulp, atteggiamenti rock'n'roll. E dal primo secondo, ascoltando già Dave the fuzzed o buste gialle (ma anche la title-track), saprete cosa dovete aspettarvi. Sentirete l'acqua salata che vi schizza in faccia, il sole che vi brucia addosso e la spiaggia che vi guarda a poche centinaia di metri. In lady seagull c'è ancora del surf, anche se il brano ti suggerisce movimenti "classici" à la house of the rising sun (ma forse me lo sto solo sognando...), almeno fino a quando tutto non degenera in un rumoroso-disastrato assolo di chitarra. Allontanandoci un pò dalla spiaggia, pur tenendola sempre stretta nei ricordi, con play it again tony ci si sposta su binari rock'n'roll: immaginate una festa, musica ballabile, un gruppo che suona e coppie di ballerini in infradito ricoperti di crema solare. Che poi highwave star è proprio un bel titolo e il gruppo laziale merita rispetto già solo per questo: se poi metti in conto che la title-track è il brano surf che a loro è riuscito meglio, non ci sono dubbi sulla qualità dell'album. Ed è surf (perchè il surf, in questo lavoro, è dappertutto) anche la successiva pissing man, che sa essere veloce, con i suoi sprazzi di horror-punk e le sue virate nel rock'n'roll, ma che sa anche quando affondare in una sorta di galleggiante wah wah (quasi ad anticipare il brano che verrà). Anche qui il wah wah è più che presente, ma il sound vira - abbandonando per un pò l'iniziale surf - su binari cinematografici: spy-stories e atmosfere bondiane a go-go è quello che trovere in Bucatini. E il collage radiofonico finale dal nome ava radio riesce a suggerirci perfettamente la pazzia che soggiorna nella testa di un gruppo nato in Italia, ma che sogna le spiagge della California: un taglia e cuci di tutte le influenze viste in precedenza, spezzato da interferenze radiofoniche. Un ascolto che può rivelarsi piacevole ora che inizia il caldo, ma che allo stesso tempo può far uscire il sole in una piovosa giornata invernale.

GHIGLIOTTINA.IT

Play it again, Tony sta sfumando: la sua coda è un assolo sgangherato di chitarra, carico di fuzz, su una struttura jazzata. La puntina del giradischi produce quel sublime sibilo vinilico che sa di polvere, è la fine di questo disco. Nel frattempo apro l’armadio, metto la camicia più fresca che ho, prendo con me il cd e lo porto in macchina. Destinazione: mare. Colonna sonora della giornata: “Highwave Star”, primo album degli Ava Kant.

Gli Ava Kant sono una di quelle band che ci hanno pensato bene prima di produrre un disco: sono passati per collaborazioni, garage per le prove scassati e tanti, tanti live. Hanno fatto un tour in giro per l’Italia, ma l’Italia del sud, dove la cultura della musica dal vivo come modello di intrattenimento è ancora tutta da inventare.

Poi li hanno chiamati a Londra, dove hanno suonato tutte le sere per una settimana. Hanno aperto un concerto di Max Gazzè. E sono appena tornati dal “Surfer’s Joe Festival”, il più importante festival di musica surf al mondo, tenutosi a Livorno, dove sono stati chiamati per la loro prima partecipazione. Insomma, una garage-surf band che ha fatto del contatto col pubblico il suo migliore spot, e ora sta cominciando a raccogliere i frutti.

Highwave Star, dicevamo, è un disco di musica surf, anche se non mancano piacevoli virate verso altri generi (sentite il jazz della già citata Play it again, Tony, il taglio poliziottesco diBuste gialle o quello pulp di Bucatini). È un disco breve (dura 22 minuti circa) ma intenso e maturo. E loro, gli Ava Kant, sanno come coinvolgere il pubblico, specie quando suonano dal vivo.

Francesco Lombardi, chitarrista della band originaria di Fondi, ci spiega meglio cosa vuol dire suonare musica surf: “Una caratteristica piuttosto diffusa (ed evidente) è l’assenza di un/una cantante; ovviamente ci sono eccezioni per alcuni gruppi o per singoli brani in cui le chitarre lasciano spazio alla linea melodica di una voce. Chi non conosce il genere, al solo sentir pronunciare la parola “surf” in ambito musicale, pensa ai Beach Boys e ai loro vocalizzi. Comunque è il sound uno dei jolly che ci si può giocare in questo contesto: abbondando con il riverbero sarà abbastanza facile dare l’idea agli appassionati e ai neofiti del genere di trovarsi davanti ad un gruppo che suona surf-music”.

Oltre le parole, il miglior modo per apprezzare la loro musica è ascoltarla. Gli Ava Kant hanno deciso di produrre “Highwave Star” in vinile, affiancandolo con il più popolare cd. Il risultato è un prodotto di grande qualità musicale e anche un piacere per gli occhi: questa che vedete nell’articolo è la copertina del disco (realizzata da Rocco Lombardi) che da sola vale il prezzo dell’articolo. “Questa è stata una scelta apparentemente estrosa in principio, una voglia di utilizzare un supporto vintage. Poi abbiamo scoperto che effettivamente restituisce la materialità e la bellezza degli oggetti che non hanno i supporti digital”, spiega Francesco.

Vi consiglio di procurarvi il materiale e sentire l’effetto che dà l’ascolto vinilico della tiratissima Davie the fuzzed o della psichedelica Lady Seagull.

Non posso non chiedere a Francesco un ultimo commento sullo spirito con cui hanno partecipato al “Surfer’s Joe”, dato che essere su un palco del genere è l’ambizione di ogni musicista surf: “All’interno della location c’è un bar fornito, quindi lo spirito è stato quello giusto! Ovviamente prima di tutto complimenti al fondatore Lorenzo Valdambrini , mente, braccio e anche plettro del Festival! Siamo arrivati a Livorno eccitatissimi, abbiamo trovato un bell’ambiente dove confrontarci con altre realtà e abbiamo suonato senza eccessive preoccupazioni nonostante fosse per noi una tappa fondamentale. Abbiamo addirittura scoperto che gli Ava Kant sono trai i pochi temerari a solcare i Mari del Sud…Italia!”.

Ascoltando Highwave Star vi verrà voglia di acquistare una tavola da surf, di andare al mare, o anche solo di andare in giro con gli amici a bere. Ad ogni modo gli Ava Kant hanno trovato la formula giusta per farvi divertire con una musica di qualità, visto che amano e si divertono per quello che fanno. E questa è una caratteristica esclusiva delle band con un grande talento.

SALTINARIA.IT

Il primo album degli Ava Kant, “Highwave Star”, esce dopo 3 anni di gavetta della band, e segna un lavoro che suonerà sempre come un classico nella carriera della band. Pulite la puntina del giradischi e liberate la donna-aquila!
Avere tra le mani un Long Playing è sempre un’esperienza affascinante. In questo caso si tratta dell’ultimo degli Ava Kan”, “Highwave star”, il primo vero lavoro dopo uno split con gli “Alwaro Negro”; disponibile anche in Cd.
La donna-aquila, protagonista della splendida cover curata da Rocco Lombardi, mi ricorda, con le sue curve, che è estate, è mattina, sono in vacanza, il sapore degli anni ’60, delle spiagge, la macchina, essere libero.
Preso il disco smaltato rosa, dal giradischi parte “Davie the Fuzz”; difficile star fermi. Mi accendo una sigaretta, penso «questo si che è un gran modo di iniziare un album»: le chitarre fuzzy evocano immediatamente i paesaggi tipici del surf e strusciando da capo a piedi sul manico con plettrate velocissime ci ricordano che la libertà è noia quando non è selvaggia.
Mentre mi perdo in questi pensieri, con la testa che segue nel movimento la baldanza ritmica di cassa-basso-rullante, è già terminato il lato A. Eh già! Invece di girare l’LP e passare al lato B, schiaccio direttamente il tasto play. La sensualità di “Lady Seagull”, nei meandri dei pensieri precedenti, mi era sfuggita: è più facile notare, ad un ascolto più attento, la componente psichedelica, già presente nello split ma ora sensibilmente valorizzata.
Dopo il bellissimo walking bass di “Play it again, Tony”, è tempo di passare al lato B: “Highwave Star”, con il solito incedere e il bellissimo intermezzo con il charlestone in levare, cede subito il posto a “The pissing man”, certamente uno dei pezzi più caratteristici dell’album, – anche per la realistica riproduzione, alla “Men or Astroman?”, del personaggio che fischietta mentre tira lo sciacquone; realismo presente anche nell’ultima traccia “Ava Radio”, che chiude l’album con la caratteristica presenza di una radio vaticana, dove un coro in preghiera litanìa un «perdona le nostre colpe », più eloquente di qualsiasi altra immagine.
Insomma, gli Ava Kant confezionano un lavoro decisamente positivo, dove il surf rock e la garage music prestano le melodie ai suoni acidi dell’esperienza psichedelica; la voce non sembra indispensabile. Sarà una questione di gusti, ma non possiamo che fare i complimenti alla band pontina e attendere con impazienza di vederli dal vivo.


SHIVERWEBZINE.COM

Quando una A fa la differenza. Gli Ava Kantsono un gruppo che senza fronzoli arriva dritto al punto, il loro rock che richiama le atmosfere dei polizieschi italiani (“Buste Gialle”), del surf (“Lady Seagull”), dei western (“Bucatini”) e del rockabilly (“Highway Star”) non ha bisogno di intro o crescendo, il loro primo disco, Highway Star, ricalca in pieno quella che è la natura della band di Latina. Il quartetto, formatosi nel 2007, dopo un demo nel 2008 ed un split nell’anno successivo, licenzia un lp, distribuito in vinile 12”, che batte sentieri tanto cari ai Mariposa, con le debite differenze.
Così gli otto brani che danno corpo alla tracklist si susseguono in maniera impeccabile e ti capita di startene li col sorrisetto che tradotto in parole sarebbe un semplice ma sincero: bravi!

REVERB CENTRAL.COM

Ava Kant write really well, and play hard driving music born of tradition merged with the modern trends in surf. I like what they are doing. Strong surf instros presented in a less than optimal manner. It's not really lo-fi, just sub-optimal.

Davie The Fuzzed
Motorcycle raspy engine and fast double picked led with grating fuzz guitar, and pumped bass and drums. "Davie The Fuzzed" flies high in a lo-fi power sort of way. The melody is strong and fairly traditional, and the fuzz adds Davie Allan grit.

Buste Gialle
This is both playful and powerful. Cycling riffs and thunder below drive "Buste Gialle" hard. Plenty of thrust and staying power.

Lady Seagull
Delicate surf with a fluid melody and power edge. "Lady Seagull" features a normal surf beat, booming bass, and whammy chords. Not gentle, but pretty in places nonetheless.

Play It Again, Tony
Tribal drums and shimmer, a cool for cats feel, and a walking bass line. Gritty at times, but mostly on the jazzy detective side. You can see a small smoky club late at night as you listen to the jive.

Highwave Star
Double picked guitar plays against hippy wah wah in the intro. The double picked melody is very good. "Highwave Star" has surf sparkle and psychedelic weirdness, along with very gritty fuzz. Nice track.

Pissing Man
Tribal drums rock the planet as "Pissing Man" plays out. A very serviceable riff delivered over throbbing bass. While relentlessly powerful, this is less memorable than many here.

Bucatini
Psycho wah wah, dark fuzz, and surf guitar play a lumbering number with boom and streetlight danger. "Bucatini" is an interesting composition, and sports some tasteful drums.

Ava Radio
"Ava Radio" meanders in and out of various songs segmented by tuning and announcements. It's certainly a radio wannabe.